La fine di un’epoca

L’ULTIMO INCONTRO CON TZIU BOVORE PIRA
(I CAPRARI DEL SUPRAMONTE DORGALESE)
Quando tziu Bovore ritornò dall’ospedale, oramai non più in grado di salire nella sua montagna, passava gran parte del suo tempo ai piedi di M.Corallinu, in vista della sua amata Orudè. Proprio in quel periodo mi recavo spesso in una grotta nelle vicinanze, per esplorarla e topografarla. Era per me un’occasione per parlare lungamente con lui; avevo davanti un uomo profondamente triste, con gli occhi velati dai ricordi, lacerato da una profonda e malinconica nostalgia. Mi raccontava della sua tribolata esistenza nel Supramonte, ripetendo spesso, però, che gli mancava tutto di quel mondo, soprattutto il suo gregge di capre, ormai disperso e quasi totalmente inselvatichito. Voleva recuperarne almeno una parte per portarlo a valle e continuare ad allevarlo. Per accontentarlo, con gli amici del mio gruppo speleo (GRA Dorgali), comprammo alcuni rotoli di rete per recinzione e con questa sbarrammo un ampio vallone (Su Acue de Orudè) all’interno del quale dovevamo cercare di radunare e rinchiudere le capre. Purtroppo l’operazione, che in un primo momento sembrava riuscire, si concluse con un insuccesso: le capre scapparono via attraverso un piccolo varco. Il destino aveva deciso che Tziu Bovore non riavesse il suo gregge. Visse male quei giorni. A sigillare quel maledetto periodo ci pensò una grave bronchite cronica causata dalle mille intemperie sopportate durante la sua dura vita nel Supramonte. Finì nuovamente in ospedale, per mesi interi. Quando tornò a casa andai a trovarlo; mi accolse gentilmente sua sorella, una donna avanti con l’età, mite e ospitale. Mi accompagnò in una stanza spoglia e povera, dove tziu Bovore mi accolse con la solita calorosa ospitalità. Era molto provato e malato. Fu l’ultima volta che lo vidi. Poco tempo dopo morì. In silenzio. Lo venni a sapere settimane dopo… Non potei nemmeno accompagnarlo in quel suo ultimo viaggio…
Caro tziu Bovore, non dimenticherò mai la tua persona, antica e fuori dal tempo, mentre passavi in Sa Carrera (Via Roma) con i capretti da vendere, sistemati sulla groppa del tuo inseparabile asinello, con l’espressione soddisfatta e orgogliosa, quasi baldanzosa, con la cartucciera in vita e la vecchia doppietta a tracolla. Ma purtroppo eri già un uomo di un’altra epoca, spinto ai margini della società, condannato all’estinzione, destinato all’oblio. Ricordo ancora oggi la tua capanna arcaica (che bel Pinnettu!), dove tutto era nero per la fuliggine di innumerevoli fuochi, che ricopriva le travi in legno, le pentole e persino la vecchia radio che ti teneva compagnia nelle lunghe sere invernali. Il profumo di ginepro pervadeva tutto l’ambiente; su un lato due sacchi pieni di erba secca costituivano il tuo materasso, un vecchio cappotto di orbace era la tua coperta. Alcuni formaggi di capra (buonissimi) erano posti ad asciugare ed affumicare nel ripiano sospeso sopra il focolare. Sapori e profumi di un mondo lontano… Addio tziu Bovore, rimarrai nel cuore e nei ricordi di tutti coloro che ti conoscevano…
Nelle foto: Tziu Bovore Pira, il recinto delle capre, le rovine della sua capanna.

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